"https://www.youtube.com/watch?v=GA2nQDp19N0"

Il monologo sulla vita da il curioso caso di Benjamin Button è un elogio del tempo. Il tempo: il vero carnefice della nostra quotidianità. Abbiamo deciso di non avere mai tempo. Tutto scorre troppo velocemente. L’impellenza delle date funge da cappio alla serenità, strozzata dalla fretta. Abbiamo scadenze continue e nella lista delle cose da fare difficilmente ogni voce viene depennata con un sorriso sulle labbra. C’è sempre qualcosa che non siamo stati riusciti o a completare, o a fare come avremmo voluto. Qualchedun’altra magari non l’abbiamo mai incominciata, procastinandola ad oltranza. E, vai a vedere, magari quella cosa lì è quella a cui teniamo maggiormente. Ma davvero vogliamo vivere ingolfati dall’eccesso di futuro, soffocando il presente sotto il macigno dell’impellente bisogno di produttività? Risolutezza e tempestività sono le parole chiave che promettono di aprire le serrature del successo. Ma davvero basta questo? Davvero vogliamo un mondo regolato da un’efficienza immediata che si dimentica dell’efficacia del vuoto, della calma, della tranquillità, del silenzio? La poesia della sorpresa non può essere, alla meglio, un lusso o, alla peggio, un orizzonte che per ora non ci riguarda. Ogni secondo di vita è un regalo che si presenta come una matrioska. Quanto pesa un attimo di pace? Ribaltiamo la prospettiva, raccogliamo il senso, disseminiamolo nel vento.

 Elena Italiano