Gianni Polverino, appassionato e studioso della lingua napoletana, nonché fondatore e vice-presidente dell’associazione Napoli Centro Storico, ha stilato un calendario dei proverbi napoletani dal quale siamo partiti per intervistarlo chiedendogli di parlarci di com’è nata la sua passione, delle fonti che ha consultato e consulta tuttora e di fornirci ulteriori informazioni e pareri sulla lingua napoletana.

Quando e come è nata la sua passione per la lingua e tradizione napoletana?

La mia passione per la lingua napoletana nasce nel momento in cui sono nato io. Più crescevo, più mi appassionavo ad essa. La lingua napoletana è la mia identità, è l’identità dei miei genitori, dei miei nonni. Nato nei vicoli, al centro di Napoli, noi in famiglia eravamo in undici: papà, mamma, zio, zia, nonna e sei figli. Una tribù? No, a quell’epoca eravamo una famiglia normale. E come tante famiglie napoletane, in casa usavamo spesso chiosare discorsi morali o di ammonimento con detti antichi napoletani, tramandati da padri in figlio. Vero è che negli anni ’70 si usavano centinaia di parole, ormai ora cadute in disuso, scomparse dalla nostra memoria, perché dimenticate, non più tramandate. Ecco cosa succede ad una lingua solo parlata, a lungo andare si perdono i pezzi. Si perde l’identità. E quando cominciai le scuole elementari fu molto dura, ci vietavano di parlare nella nostra lingua madre: Non si parla in dialetto! Ripetevano le maestrine. Così, poco alla volta, cominciai a legarmi di più alla mia lingua offesa e calpestata. Andavo spesso in biblioteca per approfondire lo studio, sia storico che linguistico, fu lì che mi innamorai della lingua napoletana scritta, tramite proverbi, poesie e scritti di numerosi poeti ed artisti famosi. Così nel 2012 decisi di creare una pagina che divulgasse la lingua nella sua bellezza, correttamente scritta, e la sua coscienza, quella quasi estinta, tramite i proverbi. Nacque così la pagina di Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni.

 

Quali fonti ha usato per studiare la lingua napoletana?

Le fonti che ho usato per gli studi della grammatica napoletana si basano su dottrine di illustri esperti, tutte autorevoli, ma la prima, quella che mi ha fatto innamorare e perseguire questa passione è stata quella del Professor Carlo Iandolo, da poco scomparso. Filologo e linguista, studioso e insigne della lingua napoletana. Con il suo primo libro di grammatica ’A lengua ’e Pulecenella divenni allievo costante partecipando ai suoi corsi, e seguivo tutti i suoi insegnamenti. Le altre grammatiche appartengono a vari esperti, come Altamura, Andreoli, D’Ascoli, Pirro Bichelli, De Blasi e, in particolare, da fonti web come il blog del Professor Raffaele Bracale, che personalmente seguo con attenzione. A breve uscirà anche un mio manuale di grammatica della lingua napoletana, nato dal lavoro svolto sul gruppo: Impariamo a scrivere il napoletano.

 

Quali fonti consulta per selezionare i proverbi?

Come ho già detto pocanzi già da tempo, prima che la mia passione per la lingua nascesse, ero un appassionato ricercatore di proverbi antichi napoletani e per divulgare gli scritti storici sulla mia pagina andavo spesso in biblioteca.

 

Dove è possibile acquistare il calendario con i proverbi?

Per chi desidera acquistare il calendario può andare sul nostro sito dove troverà tutte le informazioni e i prezzi: www.napolicentrostorico.eu.

 

Vedo che fa spedizioni anche all’estero, qual è stato il posto più lontano dove ha spedito i calendari?

Sì, molte spedizioni vanno all’estero, Europa, U.S.A., Canada, Sud America, Australia ed anche paesi asiatici. Il posto più lontano è stato la città di Sidney.

 

Ha altri progetti che vorrebbe realizzare?

Con l’Associazione Napoli Centro Storico. Arte e Cultura creata da me e mio figlio Vittorio Polverino scultore dell'antica tradizione, laureato all'Accademia di Belle Arti di Napoli, ci sono vari progetti da realizzare, come la prima scuola di lingua napoletana e i corsi di formazione specialistica in tecniche scultoree relative all’arte presepiale del ‘700.

 

Quanto tempo dedica alla sua passione per i proverbi napoletani?

Diverse ore giornaliere. Ma mi accorgo che più mi piace fare una cosa è meno sembra lo spazio ad esso dedicato.

 

Ritiene che i giovani di oggi si interessano alla tradizione napoletana?

In parte sì, ma sono giovani, seguono le loro passioni e quindi vanno sempre stimolati con idee innovative e di facile approccio, ed Internet è stato il vero anello di congiunzione tra i giovani e le tradizioni.

 

Ritiene che la tradizione napoletana, con la sua lingua, è in procinto di scomparire? Se così fosse, come si potrebbe evitare la loro scomparsa?

La tradizione è salda, anzi direi che si è riscoperta grazie ai social network, mentre la lingua napoletana va seriamente salvaguardata con iniziative politiche atte ad unificare la grammatica napoletana (Unificazione della grafia), con iniziative scolastiche, artistiche e letterarie. La lingua va urgentemente studiata nelle scuole, Se non si vuole la sua estinzione. Ogni giorno che passa, muore una parte della nostra identità.

 

Qual è il suo proverbio napoletano preferito?

Fra migliaia di proverbi, ce ne sono tanti preferiti come:

’A vita s’ha dda piglià comme vène;

A cchi se fa puntone ’o cane ’o piscia ’ncuollo;

’A carna è ttosta e ’o curtiello nun taglia.

 

Qual è il proverbio napoletano che sente più attuale?

Quello che sento più attuale riguarda la politica italiana, la casta, coloro che rubano continuamente i nostri soldi, tipo: ’O politicante sciala e nnuje pavammo. Il politicante sperpera e noi paghiamo.

 

Cosa consiglia ad una persona che vorrebbe iniziare ad approfondire lo studio della tradizione napoletana?

Per prima cosa consiglio di imparare a leggere la nostra lingua. Vi consiglio di leggere cominciando proprio dai proverbi, perché essi sono brevi, semplici e diretti, poi approfondire con le poesie storiche e con le basi di ortografia grammaticale. Imparare le principali caratteristiche fonetiche e ortografiche della lingua napoletana, come le vocali neutre, che noi non pronunciamo, ma vanno sempre scritte perché nella nostra lingua, scrittura e pronunzia differiscono. Purtroppo non abbiamo mai avuto politiche a tutela della nostra identità. La nostra lingua non è stata mai insegnata nelle scuole, è sempre stata una lingua solo parlata, questo spiega il motivo per cui i napoletani non sanno scrivere la loro lingua.

 

Ti lascio con una mia poesia che descrive il sentimento che provo per la mia Napoli.

NAPULE MIA

Grare, viche e vvicarielle,

panne stise cu ‘e mmullettelle,

’mpónt’ ô vico na cappella,

sempe luce ‘a Madunnella.

 

Capemonte e ‘a funtanella,

Marechiaro e ‘a fenestella,

Margellina, cu 'e vvarchetelle

e Tuleto cu 'e bbancarelle.

 

Piererotta e 'a canzuncella,

Carnevale cu Pulecenella.

'o teatrino d' 'e gguarattelle,

'o mandulino e 'a tarantella.

 

'E nnàcchere, 'e ttamburrèlle,

‘e scugnìzze e ‘a guainella,

ll'acquajola cu 'a mummarella,

‘o père, ‘o musso e ‘a cientepelle.

 

'A capera cu 'o tuppetiello,

'o scarparo cu 'o bancariello,

‘o ccafè, na tazzulella,

tutt'arrèto a 'o pazzariello!

 

Riccia o frolla ‘a sfugliatella,

‘o babbà e ‘a zeppulella,

cu ‘a pummaròla e ‘a muzzarella

‘a Margherita è 'a regginella.

 

Maluocchie e ccurnicielle,

bella 'mbriana e 'o munaciello,

'o bancolotto cu 'e nummarielle,

e 'o panaro cu 'a tumbulella.

 

Pizze fritte e ppagnuttielle,

maccarune e vvermecielle,

‘o Rraù cu ‘e ttracchiulelle,

‘e ssacìcce cu ‘e friarielle.

 

‘O tortano, ’o casatiello,

‘o roccocò cu 'e susamielle,

'o Presepio, cu ‘e pasturielle,

'e zampugnare e ‘o bbammeniello.

 

San Gennaro cu ‘a cappella,

‘o Vesuvio c’ ‘o Castello,

‘o cucchiere cu ‘a carruzzella,

Napule mia si' troppa bbella!

Maria Esposito

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